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Degli amici mi hanno provocato, e quindi eccoci qua a compilare una playlist degli Afterhours. Non mi costava nulla farla, visto che non mi vergogno a dire che praticamente non ho dovuto riascoltare nulla, sapendo tutto praticamente a memoria, e le poche scelte da fare non sono state dolorosissime.
Manuel Agnelli può essere considerato il più borioso, antipatico, altezzoso, io-sò-io-e-voi-non-siete-un-cazzo, poeta-dei-miei-stivali, a-tratti-sosia-di-trent-reznor-e-a-tratti-di-severus-python, losco figuro che abbia popolato la musica italiana degli ultimi venti anni? Probabilmente si, ci mancherebbe. Ma questo non toglie che, per me, rimanga un ottimo cantautore, nonchè un grande interprete con una grande voce (ok, una di quelle voci che dividono, perchè so per certo che molti la odiano, ma questo vale anche per gente più titolata quindi sticazzi).
Partono che sono quasi dei punk, con i dischi (pressochè inascoltabili) in Inglese, poi dopo una cover di Rino Gaetano (Mio fratello è figlio unico), il passaggio alla lingua italiana con Germi, a tratti grezzissimo, a tratti sorprendentemente raffinato… poi scrivono un album così lungo e vario che nessuno ha il coraggio di pubblicarglielo per diverso tempo. Poi la Mescal ha il coraggio di farlo, e per fortuna ha visto la luce “Hai paura del buio?”, un disco che, alla faccia dei detrattori (fra i quali temo ci siate quasi tutti voi), è uno dei più coraggiosi (e però allo stesso tempo ben riusciti, che ad essere coraggiosi siamo buoni tutti) che il rock italiano ci abbia dato negli ultimi 25 anni, e resiste benissimo alla prova del tempo.
Dopo l’altalenante Non è per sempre (con alcune virate pop non propriamente riuscite), Xabier Iriondo (il prode chitarrista fra i maggiori esponenti del rock sperimentale milanese, con Six Minute War Madness, A short Apnea, Uncode Duello, Tasaday e altri progetti Bron-related) abbandona il gruppo, e tutti più o meno pensano che questa sia la parola fine sugli Afterhours.
Invece sticazzi, Agnelli tira fuori, con un gruppo rinnovato, quello che forse è il loro disco migliore, “Quello che non c’è”, caratterizzato da un sound dilatato e pezzi mediamente lunghetti (tutti quelli qui rappresentati sono sopra i 6 minuti). Dopo un altro disco che funziona un po’ a fasi alterne (Ballate per piccole iene), da cui però estraiamo qui due pezzi che non sono meno che bellissimi, l’ispirazione effettivamente finisce, e, per quanto mi riguarda, non ci saranno molti episodi memorabili (nonostante il rientro di Iriondo nel 2010).
Vi ci metto però Il Paese è reale, il pezzo presentato a Sanremo 2009. Prima di tutto perchè secondo me è bello, secondariamente per dimostrare che partecipare a Sanremo non è come sparare ad un arabo sulla spiaggia, non è un crimine, e tutto dipende da come ci vai…
Da qui è tutto, a voi studio!
1995 – Germi (1)
1997 – Hai paura del buio? (2)
1999 – Non è per sempre (3)
2001 – Siam tre piccoli porcellin (4)
2002 – Quello che non c’è (5)
2005 – Ballate per piccole iene (6)
1 Milano circonvallazione esterna (3) 3:21
2 Rapace (2) 5:36
3 Strategie (1) 4:03
4 1.9.9.6. (2) 3:41
5 Dea (2) 1:40
6 Dentro Marilyn (1) 5:46
7 Senza finestra (2) 2:46
8 L’estate (3) 3:08
9 Oceano di gomma (3) 6:01
10 Lasciami leccare l’adrenalina (2) 1:18
11 Non si esce vivi dagli anni ’80 (3) 3:56
12 Simbiosi (2) 4:13
13 La sinfonia dei topi (4) 2:57
14 Quello che non c’è (5) 6:06
15 Bye bye Bombay (5) 6:13
16 Bungee jumping (5) 6:07
17 Ci sono molti modi (6) 4:25
18 Il paese è reale (*) 3:47
19 Il compleanno di Andrea (6) 4:03
TOT: 79:07
* Sanremo 2009 e compilation di AA.VV. “Il Paese è reale”
Qui il link alla playlist Spotify: Playlist Afterhours
Qui l’indice di tutte le playlist pubblicate : Indice delle playlist