The Rolling Stones: Their Satanic Majesties’ Request (Decca, 1967)

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Il ’67 è per antonomasia l’anno della psichedelia: fa breccia nella scena musicale una miriade di gruppi destinati a lasciare nella storia un traccia indelebile, dando voce alle suggestioni che all’epoca animavano la Lunga Estate dell’Amore, idealmente esplosa con i centomila dell’Human Be-In di Haight-Ashbury e drammaticamente conclusasi con i fatti di Altamont del dicembre 1969, dei quali si avrà modo di riparlare più nel dettaglio nella recensione di Let It Bleed.

The Rolling Stones Their Satanic Majesties’ Request Decca 1967Giusto per fare qualche accenno, il 1967 è l’anno in cui i Pink Floyd esordiscono con l’onirico The Piper At The Gates of Dawn; contemporaneamente, i Doors si impongono con il loro fondamentale e omonimo disco d’esordio; i Beatles pubblicano il loro (capo?)lavoro Sgt. Pepper’s…; i Jefferson Airplane danno alle stampe Surrealistic Pillow mentre Jimi Hendrix stupisce il mondo col grandioso Are You Experienced? e le sue lisergiche sperimentazioni sonore e chitarristiche, basate sulla rimescolazione del blues più torrido mediante l’uso creativo degli stupefacenti.

I Rolling Stones, complice anche l’abbuffata di allucinogeni che in quel periodo li vedeva notevolmente partecipi, ritennero a loro volta di cimentarsi nel genere portando alle estreme conseguenze la strada già intrapresa con il precedente Between The Buttons.

Their Satanic…è il tipico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: se qualcuno (ma giusto qualcuno) ci vede la poliedricità del genio compositivo del gruppo, qualcun altro lo considera invece quale testimonianza di una clamorosa sbandata dei cinque. Come spesso accade, la verità sta probabilmente nel mezzo.

Their Satanic…è un lavoro complesso e solcato dalle idee più svariate, ma assolutamente prescindibile laddove se ne voglia valutare il peso in rapporto alla reale natura del gruppo, al suo carattere e alla sua complessiva produzione discografica. A parere di chi scrive e tirando le somme, si tratta di un disco assolutamente non da buttare che contiene svariati spunti più che accettabili; di fondo non può comunque ignorarsi come l’intero progetto presenti tutti i caratteri della più spinta delle forzature, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, lo si può semplicemente considerare un’abominevole cazzata.

Siamo seri, santo cielo: immaginare i Rolling Stones mentre compongono e registrano Their Satanic… equivale a immaginare Loredana Bertè nei panni di una candida contadinella in stile Vispa Teresa. Lo si è già premesso sin dal precedente Between The Buttons e lo si ribadisce anche in questo caso, con maggiore intensità: la condicio sine qua non per valutare adeguatamente questo LP è dimenticarne la paternità di Jagger e soci.

L’esordio del disco è affidato a Sing All This Together, The Rolling Stones Their Satanic Majesties’ Requestbasato su un’idea melodica piuttosto fresca e piacevole e su una parte cantata strutturata coralmente, associata a una variegata e non malvagia commistione di suoni. A seguire Citadel, forte di un buon riff di chitarra ma un po’ ridondante nel ritornello, e In Another Land, personalissima e non del tutto convincente composizione di Bill Wyman, edita persino su 45 giri.

Il giudizio è il medesimo anche per quanto riguarda pezzi come Gomper oppure On With The Show (nella quale ad esempio si può ascoltare un Mick Jagger che, a quanto sembra di capire, canta in preda a un pauroso attacco di sinusite): lavori indubbiamente non sgradevoli, ma assolutamente privi di carattere e affatto aiutati dalla farcitura di effetti sonori in stile sala giochi.

Non tutto l’LP è però da considerarsi sotto questa luce. Si prendano, ad esempio, pezzi come 2000 Man oppure The Lantern: senza dubbio ottime composizioni, magari legate maggiormente alle sonorità presenti nel precedente Between The Buttons. The Lantern, in particolare, spicca per la sua ricca ed originale linea melodica dall’effetto gradevole e piacevolmente avvolgente.

Nella discontinua strutturazione del LP sono due i pezzi che brillano di luce sfolgorante: She’s A Rainbow e 2000 Light Years From Home. La prima è una luminosa ballata contraddistinta da un tenero giro di pianoforte, in stile carillon, e da un sontuoso arrangiamento orchestrale che porta la firma di un appena ventenne John Paul Jones. Da notare che nella versione di She’s A Rainbow edita su 45 giri è stato provvidenzialmente rimosso la specie di assolo di lavatrice che nella versione estesa presente nel 33 giri dovrebbe fungere da introduzione (?) al pezzo. 2000 Light Years From Home, suggellata dal canto a mezza voce di Jagger, costituisce invece il volto più oscuro e tenebroso dell’intero LP: il giro iniziale di corde dure stoppate col taglio del palmo e le incursioni di suoni sintetizzati rendono l’insieme tetro e nebuloso, materializzando assai efficacemente l’immagine suggerita nel titolo.

Con Their Satanic…si chiude la parentesi delle sonorità sperimentali: dal prossimo lavoro i Nostri ritorneranno sulla loro strada sporca e lasciva, la stessa che era già stata intrapresa con (I Can’t Get No) Satisfaction, e per il quinquennio ’68/’72 sarà solo e soltanto il Rock And Roll a farla da padrone.

Tracklist:

Rolling Stones Their Satanic Majesties Reques 1967 Decca Album cover1. Sing This All Together
2. Citadel
3. In Another Land
4. 2000 Man
5. Sing This All Together (See What Happens)
6. She’s a Rainbow
7. The Lantern
8. Gomper
9. 2000 Light Years from Home
10. On With The Show