Oggi nelle sale italiane saremo colti alla sprovvista da un titolo che in teoria dovrebbe farci riflettere: “l’uomo d’acciaio”, qualcuno si potrebbe chiedere <<perché raccontare una storia già vista, in un certo senso prevedibile per molti aspetti>>; infatti il protagonista della pellicola è sempre il nostro vecchio Clark Kent alias Superman, ma questa volta c’è qualcosa che non quadra: non sembra essere la solita figura dell’eroe senza macchia e senza nulla da nascondere.
Abbiamo assistito in questi anni all’ascesa di Christopher Nolan e del suo Cavaliere Oscuro; il suo modo di narrarlo ha esposto Batman sotto un’altra luce. La trilogia di Nolan ci mostra un Bruce Wayne traumatizzato deciso a scavare nel suo inconscio, tentando così di riesumare dalle ceneri una parte di lui più scura della notte. Sembra questa la ricetta usata da Zack Snyder per il suo Superman, meno super e più man – grazie ai consigli di Nolan-. In un’intervista afferma:
<<Il pubblico riconoscerà come familiare il ritratto che il film fa di Superman come grande supereroe e, anche se in alcuni momenti della sua storia appariva una figura impenetrabile, quasi
Ecco allora il modello di “uomo super” le cui caratteristiche lo rendono un simbolo da imitare, qualcuno che affronta le proprie paure senza remore, che possa sollevarsi da terra contro ogni previsione, ma che soprattutto rimanga un essere umano senza rinunciare ai propri ideali.