Per capire meglio il pensiero di Peppe Voltarelli e cosa rappresenta Onda Calabra, abbiamo invitato qui sulle pagine di Pausa Caffè il cantante calabrese.
Cosa ti ha spinto a scrivere una lettera di disappunto indirizzata ad Antonio Albanese?
Volevo difendere la mia canzone e il suo testo originario, stimolando una riflessione sulle differenze dei linguaggi e sulle autonomie dei percorsi artistici – è scoppiato un putiferio – altro che canzonette.
Che cos’è Onda Calabra? Da dove nasce?
All’origine era un’idea di movimento artistico, fatto da artisti calabri che si riconoscevano in un linguaggio irriverente, profondo, poetico e tagliente per descrivere le cose della loro terra. Parlo di cantanti, poeti, attori, registi e progettisti.
Dopo, sulla scia del documentario in Germania (Doichlanda), è diventata una canzone scritta durante il viaggio per i sopralluoghi del film (mi ricordo che quella sera ero da solo). Poi la vittoria al Torino Film Festival e il pezzo si trasforma in un simbolo di Calabria nuova, positiva, intelligente e non pallosa. Sempre attenta mai banale.
Alcuni pensano che dietro la lettera di protesta si nascondano motivazioni legate ai diritti d’autore. E che comunque tutto questo porterà notorietà anche ad Onda Calabra. Cosa rispondi a queste persone?
Questa storia ha due livelli. Quello tecnico, che si risolverà in un tavolo legale e che deciderà secondo la legge del diritto d’autore. Al momento io non ho dato nessun permesso al rideposito della mia canzone con un altro titolo. Chi lo ha dato al mio posto evidentemente non ne aveva la facoltà.
Il secondo livello è un livello di opinione e di pensiero. Io penso che la canzone rifatta di Albanese non mi fa ridere e offende il mio impegno per migliorare la mia terra.
Qui si è aperto un dibattito dove ognuno dice la sua. La maggior parte è d’accordo con me. Un’altra maggior parte mi vuole convincere che, dopo questo film, saremo tutti ricchi e famosi e che era meglio stare zitti.
Come vedi ci sono due maggiori parti.
Nella lettera dici che inizialmente eri contento della presenza di Onda Calabra nel film. Ma poi ascoltando la versione finale di Albanese, hai deciso di contattare Fandango per dei chiarimenti. Cosa ti hanno risposto?
Che si meravigliavano della mia lettera e che ormai era tutto fatto. Eravamo già sotto le feste di Natale e una settimana dopo, il Trailer era già online. Probabilmente l’editore del brano aveva dato il suo assenso, senza considerare che io non la penso come lui. E che non trovavo divertente la nuova versione del brano e che non volevo cavalcare la promozione del film.
Quando ho visto che nessuno si muoveva ho scritto la lettera.
È possibile che venga stravolta in questo modo una canzone, senza l’autorizzazione diretta dell’autore?
Si è possibile, loro lo hanno fatto. E pensando di avermi fatto un favore in termini di visibilità hanno preso superficialmente la cosa. Ma questa visibilità è lontana dal mio progetto artistico. Quando sei un musicista indipendente, poi ti secca troppa visibilità. Certe volte preferisci restare nell’ombra della nicchia.
Molti calabresi, fan e musicisti in generale hanno subito storto il naso ascoltando Qualunquemente. Il problema, secondo loro, è che per la massa Onda Calabra diventi Qualunquemente; mettendo in ombra la canzone originale. Credi sia davvero possibile?
La pialla rende liscia la superficie e la supposta non fa attrito. Lo svuotamento del senso è reale, se fatto ad arte il procedimento può anche risultare interessante. Ma ci vuole la condivisione e tu sai bene che le cooperative le hanno inventate in Emilia non a Sibari.
Mi sono spiegato bene punto interrogativo…
Cosa diresti ad Albanese se fosse qui ora?
Ho detto tutto nella lettera aperta che gli ho scritto una settimana fa (apparsa in prima pagina su Calabria Ora).
(Potete leggere l’intera lettera apparsa su Calabria Ora qui: Onda Calabra non è una macchietta: la lettera di Peppe Voltarelli ad Antonio Albanese – ndr).
Un’ultima domanda per i tuoi fan. Sappiamo che sei in tournée con le canzoni di Ultima notte a Mala Strana, insieme a Finaz della Bandabardò (alla chitarra) e Paolo Baglioni (alle percussioni). Quali sono i programmi per il futuro?
Vorrei fermarmi per sei o sette anni a riposare un po’.
Poi ancora concerti a Milano, Torino, Roma, Lecce e altre città, fino al 26 febbraio. Poi una Turnè in Europa con tappe a Berlino, Barcellona, Praga e Parigi. E in Italia riprendo a maggio con un nuovo progetto a cui sto lavorando.
Dopo l’estate torno a Buenos Aires per registrare un disco con musicisti argentini.
Se il fisico regge ce la possiamo farcela (non è un refuso, ho scritto proprio cosi è una citazione…)
Grazie Peppe per essere stato qui sulle pagine di Pausa Caffè.
Grazie a voi a presto.