Dente: Io tra di noi, il nuovo album del 2011. La recensione

8
2476

La prima volta che ho incontrato Giuseppe Peveri dente io tra di noiper brevità Dente, nel 2008, questi era poco più di uno sconosciuto e nulla lasciava presagire che la cosa sarebbe cambiata: aspetto da folksinger arruffato, magro, barba lunghissima e sguardo perso, e attitudine da freak autentico, con quelle movenze quasi imbarazzate e quella poetica sempre sospesa fra il quotidiano e il surreale.

Insomma un personaggio adatto a conquistare una nicchia di fedelissimi, ma che difficilmente avrebbe potuto mettere d’accordo tutti  in un ambiente così complicato e troppo incline ai paragoni scomodi come quello del cantautorato italiano.

Invece pochi mesi dopo esce L’amore non è bello (Ghost Records, 2009), apprezzato in maniera quasi unanime dalla critica e dal pubblico: Dente sale alla ribalta nazionale, si sprecano i paragoni con Battisti e i testi sono una fucina di tormentoni che fanno la felicità degli stati Facebook di migliaia di utenti.

L’11 Ottobre Dente è tornato con questo Io tra di noi, che balza subito al numero 15 della classifica FIMI degli album più venduti in Italia, segno che ad aspettarlo al varco eravamo davvero in tanti.

Saldati, primo singolo estratto,  si presenta come una versione più solare dello stile ascoltato nel disco precedente, con i suoi  “fa fa ra fa ra fa ra” e il suo ritornello insistito (portami a vedere il cielo questa notte anche se è nuvolo) e il suo elegante arrangiamento per archi, fiati e pianoforte.

A fermarsi qui, si direbbe che non c’è stata molta evoluzione, che anche questo autore si è attorcigliato sui canoni che gli hanno dato il successo senza riuscire a uscirne… e invece per fortuna il resto dell’album ci dà terribilmente torto.

dente io tra di noi album 2011Fra le dodici canzoni del disco, infatti, sono disseminate varie gemme di diversa natura: il minimalismo dei paradossi di Due volte niente; il synth pop di Piccolo Destino Ridicolo, elenco (poco) romantico sulle cause della nascita di un amore; la rarefatta disco music d’annata di Giudizio Universatile; l’incedere cupo di Io Sì, racconto di un amore inconfessato; la psichedelia sognante di Casa Tua.  Fino ad arrivare a Rette Parallele, pezzo di chiusura (e a parere di chi scrive anche pezzo migliore) del disco: mentre Dente racconta con una serie di originali metafore quanto possono essere profondamente diverse due persone, la musica cresce lentamente fino a sfociare in una lunga coda di suggestioni brasiliane, con tanto di coretti, percussioni, fischietti, bottiglie vuote e quant’altro, che rimandano direttamente al Battisti di Anima Latina (paragone scomodo e forse banale, ma mai calzante come in questo caso).

Altre canzoni non hanno un piglio così coraggioso, ma rimangono espressione di uno stile personale e riconoscibile, cosa non da poco quando si parla di un genere nel quale cadere nel commento “vabbè, ma sti cantautori sono tutti uguali” è frequente (spesso non a torto).

Nonostante le tematiche siano quelle a cui l’autore ci ha abituati (cuori spezzati in più e più modi), Io tra di noi ci restituisce un Dente agguerrito e padrone della situazione, forse meno schietto rispetto al passato, ma proprio per questo persona autentica e non personaggio che si sforza di rimanere quel tale stralunato e vagamente depresso che era agli esordi.