La prima volta che ho incontrato Giuseppe Peveri
Insomma un personaggio adatto a conquistare una nicchia di fedelissimi, ma che difficilmente avrebbe potuto mettere d’accordo tutti in un ambiente così complicato e troppo incline ai paragoni scomodi come quello del cantautorato italiano.
Invece pochi mesi dopo esce L’amore non è bello (Ghost Records, 2009), apprezzato in maniera quasi unanime dalla critica e dal pubblico: Dente sale alla ribalta nazionale, si sprecano i paragoni con Battisti e i testi sono una fucina di tormentoni che fanno la felicità degli stati Facebook di migliaia di utenti.
L’11 Ottobre Dente è tornato con questo Io tra di noi, che balza subito al numero 15 della classifica FIMI degli album più venduti in Italia, segno che ad aspettarlo al varco eravamo davvero in tanti.
Saldati, primo singolo estratto, si presenta come una versione più solare dello stile ascoltato nel disco precedente, con i suoi “fa fa ra fa ra fa ra” e il suo ritornello insistito (portami a vedere il cielo questa notte anche se è nuvolo) e il suo elegante arrangiamento per archi, fiati e pianoforte.
A fermarsi qui, si direbbe che non c’è stata molta evoluzione, che anche questo autore si è attorcigliato sui canoni che gli hanno dato il successo senza riuscire a uscirne… e invece per fortuna il resto dell’album ci dà terribilmente torto.
Altre canzoni non hanno un piglio così coraggioso, ma rimangono espressione di uno stile personale e riconoscibile, cosa non da poco quando si parla di un genere nel quale cadere nel commento “vabbè, ma sti cantautori sono tutti uguali” è frequente (spesso non a torto).
Nonostante le tematiche siano quelle a cui l’autore ci ha abituati (cuori spezzati in più e più modi), Io tra di noi ci restituisce un Dente agguerrito e padrone della situazione, forse meno schietto rispetto al passato, ma proprio per questo persona autentica e non personaggio che si sforza di rimanere quel tale stralunato e vagamente depresso che era agli esordi.