P!nk e la sua Truth about love nel nuovo album

1
2114

The Truth about love è il sesto album di P!nk, l’eclettica e mai troppo apprezzata artista del Pop-rock mondiale, arriva a questo nuovo lavoro dopo qualche anno di “riflessione” e la maturazione complessiva è evidente, soprattutto, per gli appassionati che la seguono da sempre. Testi, voce, musica tutto è cresciuto, grazie anche a collaborazione di primo livello, come quelle con: Eminem, Nate Ruess dei Fun, and Lily Rose Cooper. Tutta gente che quando compare in un album dà quel qualcosa in più che non fa mai male.

L’album per come è strutturato ricorda il metodo Caparezza, visto che tutte le canzoni concorrono a comporre una storia narrata passo dopo passo, per scoprire tutte le verità sull’amore. Così come accaduto in Funhouse, Pink mette nella sua musica la sua storia, ciò che ha vissuto e vive, le canzoni sono la narrazione del suo amore e della sua storia travagliata.

Se il singolo Blow Me (One Last Kiss) mette in risalto le sue doti vocali e il suo animo soft-rock, all’interno dell’album troviamo canzoni lente e dolci, dove la voce di P!nk soprattutto assieme a Nate Ruess dei Fun in Just give me a reason, dà il meglio di sé e mostra di essere all’altezza di artiste molto più note ed apprezzate, forse più per quello che fanno fuori dal palco, anziché per la potenza vocale.

Certo, alcune canzoni sono forse un po’ troppo dolci per gli appassionati, ma se dentro si ha ancora lo spirito di un quindicenne gradiremo anche questo. L’album va liscio e piacevole fino a Walk of Shame, dopo si perde un po’. Forse la volontà di fare di The Truth about love un’opera “omnia” ha tradito si Pink che la casa discografica.

Da salvare Run, per l’ennesima variazione vocale che Pink regala in questo album. Insomma, se conoscete e apprezzate Pink potreste rimanere stupiti da questo album per quanto riesca a contenere il “vecchio” e promuovere una nuova versione più soft e orecchiabile della potenza vocale di Pink. Se siete dei neofiti, arrivati al decimo pezzo del CD potreste giudicarla male, o comunque pensare che a cantare siano donne differenti, ma prima di qualsiasi valutazione andate a ripescare Funhouse, oppure, I’m not dead dove sarà più facile comprendere, che tra una canzonetta e l’altra Pink è capace di parlare ad un Presidente degli Stati Uniti, delle donne maltrattate e di quello che una donna vive quando finisce un amore.

Se dobbiamo racchiudere il valore di questo album in un voto “imparziale” diremmo 7, ma visto che siamo fun e stimiamo molto Pink per la sua musica da sempre, anche questo album prende un 8,5 abbondante, perché anche laddove forse tradisce le origini, aggiunge dei pezzi ad un repertorio vocale già molto vasto, rendendo la voce di Pink forse una delle più malleabili, adattabile, e complete dell’intero panorama musicale internazionale. Gwen Stefani in un duetto se ne è già resa conto, adesso vorremmo tanto vederla con Lady Gaga, di sicuro in tanti resterebbero stupiti.