Lou Reed & Metallica: Lulu. La recensione del nuovo album fra riff dissonanti e perplessità

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Vi è mai capitato che partisse un video su YouTube Lou Reed & Metallica: lulumentre ascoltavate altro, accorgendovi dopo una trentina di secondi di straniamento che stavate ascoltando due canzoni sovrapposte? E vi ricordate gli arditi mash-up della Ricordi Bastardi Compilation (ad esempio Lasciatemi cantare i Blur)? Ecco, è così che suonano la maggior parte dei pezzi di Lulu, il disco nato dalla collaborazione fra Lou Reed e i Metallica.

Il rocker newyorkese e la band losangelina covano l’idea di lavorare insieme fin dal 2009, quando parteciparono entrambi al concerto per il venticinquesimo anniversario della  Rock and Roll Hall of Fame. Tuttavia il progetto viene reso noto solo nel corso del 2011, prima in maniera molto vaga (a febbraio il chitarrista Kirk Hammett aveva dichiarato che il gruppo stava lavorando ad un qualcosa che “non è al 100% un disco dei Metallica”), per poi essere svelato completamente solo a giugno, a registrazioni ultimate.

Il disco è un concept album ispirato alle Lulu Plays del tedesco Frank Wedekind, costituito dalle due opere teatrali “Lo Spirito della Terra” e “Il Vaso di Pandora”, che Lou Reed aveva già adattato per uno spettacolo teatrale del drammaturgo statunitense Robert Wilson, e dal quale aveva tratto una manciata di pezzi dei quali conservava dei demo inediti. Proprio a partire da questi demo i cinque musicisti hanno lavorato tutti insieme per tirare fuori i dieci pezzi di Lulu, che si presenta come un doppio CD per 87 minuti di durata complessiva.

LuluL’iniziale Brandenburg Gate fa nutrire le migliori speranze nei confronti dell’opera: un tipico recital alla Lou Reed, su un testo crudissimo e ricco di citazioni letterarie e cinematografiche, sorretto da un arrangiamento che parte con un’innocua chitarra acustica per arrivare in crescendo alle sonorità (e ai volumi) tipici dei Metallica. Niente di particolarmente nuovo,  si tratta di una struttura ricorrente in parecchi pezzi del cantante, ma con un arrangiamento per lui inedito e che in questo caso sembra anche funzionare abbastanza bene.

Purtroppo ad uccidere qualunque auspicio arriva subito The View, il pezzo che aveva anticipato l’uscita del disco: un’accozzaglia di riff dissonanti e accelerazioni casuali, con la voce di Hetfield che qui e là spunta a disturbare malamente quella di Lou, una sorta di magma informe il cui solo scopo può essere quello di invogliare i fan dei Metallica ad ascoltare il resto e tutti gli altri a scappare a gambe levate.

Tutta la prima parte dell’opera viaggia in territori simili, con risultati che a volte raggiungono anche la decenza (i saliscendi della cupa Pumping Blood, il rock asciutto di Iced Honey), a volte sono francamente imbarazzanti (sul finale di Mistress Dread sembra che i Metallica stiano uccidendo un Lou morente a colpi di riff in faccia) o semplicemente noiosi (gli 11 minuti di Cheat On Me, colmi di reiterazioni di strofe e coretti sempre uguali a se stessi).

Nella seconda parte le atmosfere cambiano: durate dilatate, ritmi lenti, arrangiamenti più rarefatti e con la tendenza al rumorismo, mood sempre più teatrale. In realtà quella che vorrebbe essere la parte “sperimentale” dell’opera lo è solo in maniera superficiale, visto che il signor Reed aveva già proposto soluzioni simili, con i dovuti distinguo fra l’approccio dei Metallica e quello di una rock band di impostazione quasi jazz/cameristica, nel suo disco The Raven (2003), altro connubio musica/letteratura dove si prendeva ispirazione dalle opere di Edgar Allan Poe.

Alla fine dell’opera resta un senso di straniamento e incompletezza, come se quello a cui si assiste sia, più che l’incontro di due diversi modi di fare rock, uno “scontro”: Lulu è di certo un disco coraggioso, con testi di indubbio valore, ma l’impressione è che quest’esperienza abbia divertito molto di più gli autori del disco di quanto non farà con gli ascoltatori.

A chi, prima dell’uscita del disco, faceva notare a Lou Reed che una collaborazione del genere era una cosa piuttosto strana, lui rispose: “Una collaborazione Metallica e Cher sarebbe una cosa strana. Quella fra di noi è una collaborazione ovvia!”.

I risultati, purtroppo, sembrano dargli torto.