La mostra di Escher arriva a Milano: Palazzo Reale si tinge di affascinanti geometrie illusorie

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Le stanze del Palazzo Reale di Milano si popolano di geometrie illusorie con la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher: artista, incisore e grafico olandese (vissuto fra il 1898 e il 1972) che ha dato una nuova interpretazione artistica del mondo che ci circonda; un mondo fatto di regolari irregolarità geometriche e di paradossi illusori, che spesso portano l’osservatore in un universo magico con prospettive surreali. La mostra a Palazzo Reale si divide in diverse sezioni, ognuna con un tema che racconta le varie tecniche e le differenti fasi della vita dell’artista, per un totale di circa 200 opere.

Staccato il biglietto all’ingresso, troviamo ad accoglierci un video introduttivo che pone subito l’accento su una delle cose più importanti della vita di Escher: Maurits amava l’Italia. A 23 anni, infatti, il giovane incisore decide di partire alla scoperta dei paesaggi e delle bellezze architettoniche del Bel Paese e sarà qui che si innamorerà del sud Italia. Basta entrare nelle prime stanze della mostra per trovarsi davanti ad una serie di opere dedicate ai luoghi che Escher ha visitato: i paesi della Toscana, del Lazio, della Puglia, della Calabria e della Sicilia prendono vita nelle sue incisioni.

Ma andiamo in ordine e cerchiamo di ridisegnare il percorso della mostra.Escher Passata la saletta audiovisiva troviamo subito un autoritratto di Escher e la stanza dedicata ai XXIV Emblemata: qui campeggiano le 24 xilografie raffiguranti le frasi ideate dall’amico A.E.Drijfhout e che l’artista ha voluto reinterpretare. Potremmo definire questa prima fase come una sorta di “camera di decompressione”, in cui abbandonare le simmetrie e le logiche che appartengono al mondo reale, per entrare a gradi nelle tinte surreali di Escher.

Opere come I due giorni della creazioneEscher e gli Hokusai e un gioco creativo basato sulla teoria della buona forma (sempre nella stessa sala) ci guidano come Virgilio fra i chiaroscuri dell’artista, illustrandoci come Escher sfrutti spesso alcuni paradossi geometrici per ingannare il nostro cervello, facendo percepire all’occhio umano le illusioni che Maurits disegna per noi.

Proseguendo entriamo in un ambiente interamente dedicato all’Italia e ai luoghi in cui Escher ha vissuto: un percorso che si apre con la riproduzione della sua casa/studio a Roma e passa poi per quelle città e paesaggi che lo hanno fatto innamorare del Bel Paese. Ne sono un esempio le opere: Tempio di Segesta, Monreale, Tropea, Scilla, Rossano, Pentedattilo, Morano e San Michele dei Frisoni (che ha nello sfondo rappresentata la cupola di San Pietro). Proprio in quest’ultima opera l’artista “racconta” il suo modo fiammingo di interpretare l’arte, essendo uno dei primi artisti che decide di raffigurare San Pietro solo come un particolare in sottofondo.

A creare un parallelismo con quanto appena detto – sempre nella stessa sala – troviamo un’altra rappresentazione di San Pietro, in cui questa volta Escher immortala gli interni della basilica dall’alto di un cornicione: una vera e propria esasperazione della prospettiva che dà quasi il senso di trovarsi realmente su quel cornicione e poter cadere giù da un momento all’altro. E’ qui che cominciamo ad assaporare la magica capacità dell’artista di ingannarci e rapirci al tempo stesso, portandoci in un mondo che sappiamo non esistere, ma che i nostri occhi percepiscono proprio davanti a noi.

La mostra prosegue con la stanza dedicata alla Legge del pieno e del vuoto, dove la domanda che primeggia è: “Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?” Qui il visitatore può cimentarsi con degli esperimenti visivi, per capire come cambia la percezione umana se si decide di guardare il “pieno” o il “vuoto” di un’opera, passando fra forme che ricordano tanto dei profili umani quanto dei vasi di terracotta: due volti di una stessa “medaglia incisoria” che fa capire come Escher giochi continuamente con le percezioni del nostro cervello per affascinarci e disorientarci.

escher relatività

Otto Teste, Vortici e Farfalle sono solo alcune delle opere che popolano questa sezione, opere che ci portano in un mondo fatto di pattern unici, che potrebbero ripetersi all’infinito mantenendo sempre il loro centro prospettico. Con i suoi lavori Escher ci guida fra combinazioni di rombi e spazi vuoti, in cui la percezione del bianco porta il nostro cervello a reinterpretare alcune forme, disegnandole ai nostri occhi in tre dimensioni.

Il percorso studiato per la mostra assume lentamente i caratteri di un continuo crescendo. Passate le stanze del “pieno e del vuoto” eccoci arrivare nel mondo dei paradossi geometrici, caratterizzati da alcune delle più note opere di Escher: Su e giù, Ordine e Caos, Cascata, Belvedere e Relatività. Ed è proprio in Relatività che Escher compone uno dei suoi paradossi più interessanti: inizialmente l’osservatore si trova davanti ad un groviglio di scale, in cui nulla sembra seguire una logica.

Tuttavia basta osservare bene il percorso delle figure sulle scale per capire come tutto coesista in una propria prospettiva: le diverse realtà si intrecciano per creare un insieme di proiezioni geometriche, che convivono in un unico mondo in assenza di gravità.

Nelle stanze successive la mostra si snocciola fra la Legge della continuità e lo studio dei sistemi concavi e convessi, passando per “l’effetto Droste” e la piccola saletta che riporta forse l’opera più nota di Escher: l’autoritratto nella sfera riflettente. Per i più curiosi vi diciamo che l’immagine riflette proprio lo studio romano di Escher, rappresentando l’artista nella sua intima quotidianità.

La conclusione di questo percorso ci porta fra quadri dal fascino romantico – come Buccia e Vincolo d’unione – e tra opere che ciclicamente generano e ricontengono sé stesse, nascendo come forme bidimensionali e trasformandosi poi in elementi tridimensionali. Il caso più suggestivo è probabilmente quello dell’opera dal nome Metamorphosis 2: un quadro di circa 4 metri che si sviluppa da sinistra a destra e che inizia e termina escher vincolo d'unionecon la parola metamorphose, subendo durante la sua evoluzione una serie unica di metamorfosi bi/tridimensionali – degna conclusione di una mostra assolutamente da visitare.

La mostra dedicata ad Escher sarà a Palazzo Reale fino al 22 gennaio 2017 e gli orari di apertura sono i seguenti:

Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30

Il prezzo dei biglietti è di 12 euro per il ticket intero e di 10 euro per ridotto e gruppi. Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale della mostra.

Chiudiamo infine con un piccolo consiglio. Prendetevi tutta la calma che merita il percorso della mostra, scegliendo di portare con voi l’audioguida. A volte l’artista appare criptico e difficile da capire, ma basta osservare bene le sue opere per scorgervi la chiave che lo stesso Escher ha nascosto al suo interno, per farci scoprire le affascinanti illusioni dei suoi mondi surreali.