12 giorni, 80 concerti, eventi collaterali e soprattutto tanta passione per una musica viscerale e tremendamente viva come il Jazz. Una missione che guarda alle interazioni con altre musiche e non si ferma alle apparenze. Questo, in sintesi, il festival JazzMi che ha invaso Milano per farne una città migliore. Note di giubilo a parte, il festival si chiude con le musiche di Gregory Porter, ospitato al Teatro Nazionale per un evento indubbiamente sold out.
L’occasione è infatti di quelle ghiotte, data la notorietà dell’artista statunitense, vincitore di un Grammy e testimonial di una vivace ripresa del jazz tra le masse. E proprio le masse (termine barbaro ma efficace) hanno risposto presente alla chiamata di Porter, dialogando a colpi di hand-clapping con Porter e la sua band. A far da contorno al corpulento cantante, con addosso l’immancabile berretto nero, sono giunti difatti altri 5 pezzi da 90 del mondo jazz bazzicato da Porter e impegnati rispettivamente al piano, al basso, all’organo, alla batteria e al sax, quest’ultimo magistralmente suonato da Tivon Pennicot.
E quindi via a immediate bordate di geniale sound incrociato tra black music, soul,
Il JazzMi è questo e offre una visione culturale a 360 gradi. Così, mentre la voce baritonale di Porter risuona e il caldo abbraccio della batteria di Emanuel Harrold fa il resto, avvistiamo anche qualcuno che nelle prime file abbozza ritratti pittorici della serata.
Musica e arte, dunque, capeggiata da un cantante e compositore che rilascia vibrazioni soul e calde interpretazioni di una musica attuale e quanto mai viva. È il Jazzmi, bellezza!
Arrivederci a novembre 2017.