Molti di noi non erano neanche nati quando quel gruppo di visionari composto da Freddy Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon, al secolo i Queen, riuscirono a sfondare la crudele cortina di ferro per regalare uno dei loro concerti alla gente di Budapest. Loro, icona occidentale costipata in mise di lattice e canapa, torce umane abbastanza potenti da divampare nel gelo sociale della guerra fredda, sfatarono un tabù politico ben tre anni prima del crollo del muro di Berlino.
E la cronaca di quell’epico giorno ci viene oggi raccontata attraverso le immagini rimasterizzate di Hungarian Rhapsody, documentario in uscita proprio oggi, e solo per oggi, in tutte le sale. Oltre a farci calare nelle atmosfere ormai estinte di un concerto vecchio stile, nella fattispecie un Nepstadium gonfio di ottantamila accendini alzati all’unisono per
È passato più di un quarto di secolo da quel 1986, eppure il glam rock della band britannica riesce ad essere più attuale di questo iper-virtualizzato 2012. Vi lascio col trailer di quell’impresa e con una citazione ibrida per descriverla.
It’s a kind of…bliss!