Dopo i recenti scandali in ambito privacy resi noti dal caso “datagate”, numerosi sono coloro che si chiedono fino a quale punto gli occhiali del futuro proteggano i dati sensibili delle persone che ci circondano, i quali rientrerebbero nello spazio visivo dei Google glass e perciò scrutati nel profondo del loro animo (il tutto reso possibile grazie alla sofisticata tecnologia adottata sul dispositivo, con la quale saremo capaci non solo di fotografare e girare piccoli video, ma anche avere un itinerario dei nostri movimenti, merito del gps installato nell’asta delle lenti).
Un vero e proprio smartphone sulla punta del naso. Alcuni però corrono ai ripari: stiamo parlando dei ricercatori giapponesi in cerca della soluzione anti-Google, semplici lenti che permettono di proiettare una luce contro la telecamera montata sugli “occhiali a realtà aumentata” e impedire in questo modo di eseguire il riconoscimento facciale.
Le preoccupazioni, però, non diminuiscono: le autorità per la
Un sintomo questo che porterebbe non solo gravi disagi legati alla possibilità di essere riconosciuti o fotografati senza il minimo sforzo, ma soprattutto allo spostamento dell’attenzione verso una realtà ulteriormente modificata dalle logiche informatiche; un elemento da non sottovalutare, in quanto causerebbe un graduale isolamento verso una radicale indifferenza nei rapporti sociali con i vari componenti della nostra vita.