Ora provate a mettere su le note di A girl like you: ecco che in un attimo vi sembrerà di riabbracciare un vecchio amico e vi ritroverete catapultati nell’estate del 1994, sovrastati dai ricordi e dal rimorso per aver dimenticato in tutti questi anni un inno pop-rock di così pregevole fattura.
Ma dietro questo artista scozzese, classe 1959, si cela molto di più che una meteora da tormentone estivo: 4 dischi con gli Orange Juice nei primi anni ’80 che hanno lasciato il segno nella storia del post-punk d’oltremanica e 7 dischi solisti con quello in questione.
Il lavoro parte subito forte con la title track: ritmo sincopato, coretti beat, intrecci di chitarra e xilofono. Il tutto reso straniante da un testo ai limiti della paranoia (“I’m losing sleep/I’m losing dignity/Everything I own is right in front of me/and it’s getting me down”), uno dei migliori pezzi del lotto, scelto difatti come primo singolo per il lancio del disco.
L’atmosfera si fa più cupa con i sapori eighties di What is my role, caratterizzata da coretti punk, basso in evidenza e chitarra abrasiva. Un pezzo dalle sonorità garage che rimandano a Julian Cope e agli Smiths, con il ritmo che non accenna a rallentare e la voce tetra ed elegante di Edwyn a farsi domande esistenziali. Ma a poco a poco l’oscurità comincia a diradarsi, già dalla seguente Do It Again, con un synth che sembra rimandare a molto indie delle “nuove generazioni” (ma in realtà è autenticamente anni ’80) e un irresistibile ritornello balbettato (I can do it again/do-do-do it again). La risalita in superficie prosegue con l’attacco motown di Humble, gioiello suadente nel quale il canto si fa più spensierato e cammina su un tappeto denso di suoni: chitarra, tastiera, tamburelli, mani che battono e coretti orchestrati alla perfezione, a testimoniare come la classe negli arrangiamenti non si smarrisce con gli anni, rimanendo uno dei punti di forza di questo artista.
La freschezza pop prende decisamente il sopravvento con la scanzonata Come Tomorrow, Come Today, decisamente british, un po’ dandy, che ricorda molto da vicino lo stile dei “cugini” irlandesi Divine Comedy. Le cose si fanno più serie in Bored, con le chitarre a dettare un ritmo serrato e scarno, per un pezzo inquieto e aggressivo dal testo che potrebbe essere uscito direttamente dall’epoca d’oro del grunge. E che ci trasmette un misto di noia e frenesia che pervade quelle giornate in cui si va avanti e indietro, sempre indecisi sul da farsi. Indubbiamente una delle perle del disco.
In your eyes sembra fare il verso agli U2 più recenti, tirando fuori un pezzo forse di maniera ma comunque convincente. Mentre in I still believe in you il fantasma che aleggia è di nuovo quello del post punk inglese, fra chitarre distorte, bassi scalcinati e tastiere evanescenti; con la voce di Edwyn a metà fra la rabbia e la disperazione a raccontarci di quanto sia difficile risalire da certe voragini dell’animo umano. Over the hill è un onesto pezzo pop che però non lascia il segno, It dawns on me rimane sulla stessa scia, proponendo però un ritmo incalzante e una melodia orecchiabile, merce tutt’altro che da buttare.
Nelle conclusive All my days e Searching for the truth il registro cambia completamente. Tutto diventa intimo, acustico, soffuso, non si gioca più. L’artista vuole mettersi a nudo, dimostrandosi il più sincero possibile e raccontandoci le sue paure e le sue speranze, la sua ricerca della verità, di un motivo per rialzarsi sempre in 50 anni fatti di qualche vittoria e tante sconfitte, anche se alla fin fine ci dirà che “I will always be lucky in my life”. Fortunato lui e fortunati noi che ci siamo imbattuti nella sua musica: un rock schietto, che non vuole nascondere le sue radici e non ha intenzione di rinunciare a nulla di ciò che può darci; a costo di sembrare schizofrenico e a tratti barocco, regalandoci 12 momenti di vera arte pop che raccolgono i frutti del passato per farci sembrare meno torbido il futuro.
Roberto Interdonato
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Ecco il singolo estratto dall’album omonimo: Losing Sleep…
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…e la più nota A girl like you