Quando Follini ha rotto gli indugi e si è chiamato fuori dalla cdl non mi sono meravigliato più di tanto. Principalmente perchè è un gran narcisista che gli piace stare al centro dall’attenzione e non avendo mezzi propri per emergere in tale contesto preferisce uscire dal gruppo, stare più in là e sperare di essere più visibile. Ma i tempi sono cambiati e non c’è più spazio per coloro che hanno l’hobby di abbracciare tutto e tutti senza voler prendere posizioni nette. Gli italiani hanno scelto il bipolarismo, e non hanno intenzione di tornare indietro, perchè vogliono programmi chiara da cui poter scegliere. Gli italiani sono stufi di schieramenti trasversali, sovrapposti, sottoposti, ambigui, indecifrabili, malleabili, opportunistici e ridefinibili all’occorrenza. No, gli italiani hanno scelto la chiarezza e la trasparenza. Per gente come Follini (e quelli come lui), nell’eterna ricerca del treno migliore a cui accodarsi per sfruttare la scia più favorevole e vivere di rendita, finalmente, non c’è più spazio, non c’è più futuro.
Per questo sono in perfetta sintonia con il Senatore Paolo Guzzanti e dico no alle larghe intese. Certo che siamo incazzati neri con questo governo, gli italiani tutti lo sono, senza distinzione. Il professore infatti l’ha detto, se sono tutti furibondi vuol dire che sto lavorando bene. Ha ragione, siamo tutti furibondi, sul lavorare bene, discutiamone. Io l’ho sempre detto che è limitato, ora lo sanno tutti, ma quel limite non danneggia solo lui, purtroppo, ma danneggia il Paese intero. I suoi trascorsi disastrosi li conosciamo da tempo, e da tempo li abbiamo denunciati, ma molti hanno voluto una prova ulteriore della sua inadeguatezza. Lasciamolo lavorare in tranquillità, che si porterà da solo alla rovina con tutto il suo governo. Non ci resta che attendere. Purtroppo non ci stanno governando politici con un elevato profilo morale pronti a fare un passo indietro per il bene del Paese o per ascoltare il malcontento della nazione. Infatti, prevedendo brutto tempo sin dall’insediamento, si sono garantiti la sopravvivenza a cinque anni di bufere occupando tutti i posti chiave e assicurandosi matematicamente l’incolumità con Napolitano come Presidente della Repubblica.
Mentre in Italia abbiamo politici in Parlamento che non sanno in quale bagno andare, politici che vogliono rifondare a propria immagine e somiglianza i servizi segreti militari, i servizi segreti civili, la Guardi di Finanza e qualunque cosa pensante e scomodo che in questo Paese è rimasta, in altri paesi occidentali si affronta il problema dell’integrazione dei musulmani. Mentre politici nostri vogliono rifondare persino il comunismo, nei paesi dove il comunismo l’hanno avuto per davvero (come Ungheria, Repubblica Ceka, Slovacchia, Romania ecc.) ed ha fatto danni incalcolabili, si sta lottando per liberarsene definitivamente.
Il mondo è cambiato. Non c’è più tempo per fare amabilmente salotto e disquisire su qualsiasi inutile pensiero partorito dall’ennesimo nullafacente. Questi sono i tempi dell’azione, sono i tempi della scelta del campo, di questi tempi non ci sono panchine per le riserve o tribune per i spettatori, sono tempi da tutti in campo. Questi non sono neanche tempi da trincee, sono tempi da campo di battaglia altrimenti verremo travolti da una improvvisa (neanche tanto improvvisa) tempesta che ci spazzera via per sempre. Paesi come il Canada e la Gran Bretagna hanno sperimentato e provato sulla propria pelle che la politica del multiculturalismo è un fallimento. Noi, in Italia, che in questo campo siamo ai primordi e possiamo ancora evitare di ripetere gli errori degli altri che insegnamenti possiamo trarrne? Sono cambiati anche gli italiani? O noi ci sentiamo sempre superiori a tutti? No, quello non era vero comunismo, il vero comunismo è quello che abbiamo in mente noi. No, quella non è integrazione, gli anglosassoni non ci hanno mai capito una sega, la vera convivenza democratica e liberale è quella che abbiamo in mente noi. E’ giunta l’ora di darsi una svegliata, di prendere la mano destra, portarla sotto il ventre tra le gambe, cercare, verificare la presenza degli attributi e dargli una bella stretta, decisa fino alla fuoriuscita di un urlo di dolore che ci riporta con i piedi per terra. La convivenza non è possibile tra culture a tal punto deiverse. Ci può essere reciproca sopportazione, ma mai integrazione, neppure la più elementare. La società occidentale è basata sulla recorpoca fiducia, fiducia nel prossimo, fiducia nelle istituzioni, fiducia nel poliziotto, fiducia nell’esattore delle tasse, fiducia nel magistrato, fiducia nel panettiere. Fiducia nel prossimo senza distinzione di sesso, razza, religione, appartenenza politica e appartenenza sociale. Nel mondo musulmano non è così. Li non si sa neanche cosa vuol dire avere fiducia nelle istituzioni. Nel mondo musulmano lo stato, le nazioni hanno un senso molto lato. La realtà del mondo musulmano sono le tribù e i clan, la fratellanza musulmana. L’individua non conta, egli è qualcuno in relazione alla propria tribù e al proprio clan. Li “lavare in famiglia i panni sporchi” è più di un modo di dire o di un consiglio, è la realtà quotidiana, una regola antica inappellabile. Come si fa, quindi, ad integrare nella nostra scietà individui che non riconoscono l’autorità costituita se non i propri familiari, il proprio clan e, soprattutto, il proprio Ulema. Gente che, in ultima istanza, si fidena sempre e comunque solo di un altro musulmano pur non conoscendolo, anche se un delinquente o peggio. Nella loro cultura non è prevista la fiducia nel prossimo, anzi, tutti coloro che non sono musulmani sono ”gli infedeli”, i nemici.
Dare loro la cittadinanza dopo cinque anni è una sciocchezza bella e buona, è una cosa inaudita. Quando cominceranno a candidarsi e ad essere eletti saranno guai seri, sarà l’inizio della nostra fine. Loro non votano per destra o sinistra, non votano per l’onesto o per il meritevole, loro votano per il musulmano e basta. Diamoci una sferzata, usciamo dal nostro tepore, togliamoci il cerume dalle orecchie, le travi dagli occhi, strizziamoci gli attributi e facciamo un giro d’orizzonte, usciamo dal nostro mondo provinciale, dalle nostre piccole beghe casalinghe e guardiamo in faccia alla realtà che fuori non scherzano, non arrivano con fiori in mano,ma con il coltello trai denti e la scimitarra alla cinta. Non ce la caviamo con uno scappellotto ci sgozzano direttamente.
Detto questo, se penso alle larghe intese m’incazzo.