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Mai avrei pensato che fare una raccolta in 80 minuti di Lucio Dalla potesse essere così complicato.
Ho cambiato strada e idea dieci volte prima di giungere ad una soluzione finale estremamente parziale (sono inclusi soltanto quattro album!) ma certamente congegnale al mio obiettivo, che è quello di tirar fuori il periodo più “sperimentale” e originale della sua carriera.
C’è anche il vantaggio che, se qualcuno si vuol prendere la briga, si può fare una compila della seconda parte della carriera, quella in cui comincia a vendere i dischi a milioni. La mia scelta di fermarmi al 1977 la spiegherò meglio dopo.
Dalla non ha un’età dell’oro. Ne ha due. Consecutive, ma completamente diverse per tematiche, interpretazione e arrangiamenti.
Ma andiamo c
Nel 1973 c’è la svolta. Artistica, più che commerciale: comincia la collaborazione con Roberto Roversi, che scriverà i testi dei suoi tre successivi album.
Roversi è un personaggino mica da ridere: poeta, scrittore, partigiano, direttore di Lotta Continua, estremista di sinistra che predilige ovviamente la scrittura politica, o quantomeno a sfondo sociale, come accade nei dischi di Dalla.
La scrittura di Roversi ruota prevalente intorno a Torino, città presente in abbondanza in tutti e tre i dischi. Vien da pensare che Roversi sia torinese, ma non è così, è bolognese come Dalla. Ma Torino è il simbolo dell’emigrazione, della vita di fabbrica, dell’inquinamento, della vita frenetica schiava dell’automobile. Insomma, delle contraddizioni dell’industrializzazione: l’Avvocato Agnelli, il carcere minorile Ferrante Aporti, la famiglia di terroni in viaggio verso la città, l’anidride solforosa, l’operaio meridionale…
Mi piacciono molto queste canzoni e questi temi, anche se spesso le visioni “futuristiche” di Roversi sono poco profetiche e un po’ campate per aria. Musicalmente, Dalla si diverte molto, l’interpretazione vocale, soprattutto, è spesso particolare, teatrale e molto variegata. Per me è il periodo più interessante della sua carriera, anche se non necessariamente quello migliore in assoluto. Ben undici brani ho tratto da questi dischi, proprio perché immagino che sia un periodo oscuro a molti di coloro che conoscono Dalla solo per i lavori successivi.
I primi due album del trittico sono mere raccolte di canzoni, il terzo “Automobili” è praticamente un concept che ruota intorno alle suddette. Ha un discreto successo grazie soprattutto alla celebre (ed eccezionale) Nuvolari, ma tutto il primo lato è a mio avviso splendido. Roversi però si incazza perché non gli piace la selezione dei pezzi: i brani provengono da uno spettacolo teatrale, e molti, più a sfondo sociale, vengono lasciati fuori. Roversi, che doveva essere un bel pesantone, rifiuta di mettere la firma sui pezzi, usa uno pseudonimo e abbandona Dalla.
A questo punto Dalla si ritrova a dover fare tutto lui. Non ha mai scritto un testo in vita sua (uno, in realtà, ma trascurabile). Ma nell’arco di un anno pubblica un capolavoro assoluto della storia della canzone italiana. “Come è profondo il mare” è senza dubbio sul podio della canzone d’autore italiana degli ultimi cinquant’anni, e lo dico senza timore di essere smentito. La ragione principale è che non ha momenti deboli. Il mondo del cantautorato nostrano è sostanzialmente composto da dischi con dentro tre/quattro buoni pezzi e una valanga di riempitivi. Io qui, degli otto pezzi dell’album, ne ho inseriti sei, e ho fatto gran fatica ad escludere quei due. Non dico che ho tirato i dadi, ma quasi. “Quale allegria” è un po’ melensa, “Barcarola” è un po’ moscia (anche se è un ottimo finale per l’album). Tutte le altre ho DOVUTO metterle.
Questa è la seconda “età dell’oro” di Dalla, un disco che giustifica da solo l’ingresso del cantautore nella “Hall of fame” del cantautorato italico. E’ considerato l’avvio di una trilogia che lo porterà alla gloria imperitura e alla vendita di milioni di dischi. Nei due successivi album (“Lucio Dalla” e “Dalla”) sono presenti brani celeberrimi, L’anno che verrà, Balla balla ballerino, Anna e Marco, Cara, Futura, Milano, l’Ultima luna… sono dischi molto validi, che intendevo ben rappresentare quando ho cominciato a considerare questa raccolta. Me li sono riascoltati e alla fine ho concluso che i migliori brani di questi dischi (che per me sono L’Ultima Luna, Meri Luis e Cara) non valgono i peggiori di “Come è profondo il mare”. E, indovinate un po’, un bel pezzo di colpa va agli arrangiamenti (oh guarda, si entra negli anni ottanta!). Sintetizzatori a caso ma, soprattutto in questo caso specifico, la chitarra di Ricky Portera e, in generale, la sventurata (per me, non certo per lui) collaborazione con gli Stadio.
Intendiamoci, ci sono ottime canzoni in questi due dischi, e anche negli anni successivi Dalla avrà abbastanza classe da infilare dei bei pezzi (a me piace molto l’album “Viaggi Organizzati”). Tanto per dire, a costo di beccarmi i pomodori in faccia, trovo che Caruso sia una delle canzoni più belle e più struggenti mai scritte da un cantautore italico. Sputtanatissima certo, ma non è mica colpa mia…
PRIMA PARTE: ROVERSI/DALLA
(1) IL GIORNO AVEVA CINQUE TESTE (1973)
(2) ANIDRIDE SOLFOROSA (1975)
(3) AUTOMOBILI (1976)
- Anidride Solforosa (2) 5.13
- L’Ingorgo (3) 6.00
- L’Auto Targata “TO” (1) 4.28
- L’Operaio Gerolamo (1) 3.34
- Mela da scarto (2) 4.02
- Intervista con l’Avvocato (3) 2.18
- Mille Miglia (prima e seconda) (3) 8.38
- Nuvolari (3) 5.27
- Un Mazzo di Fiori (2) 4.05
- Le Parole Incrociate (2) 5.23
- La Canzone di Orlando (1) 1.40
SECONDA PARTE: COME E’ PROFONDO IL MARE (1977):
- Disperato Erotico Stomp (5.52)
- …E non andar più via (3.25)
- Treno a Vela (3.27)
- Il Cucciolo Alfredo (5.22)
- Corso Buenos Aires (4.38)
- Come è Profondo il Mare (5.24)
Qui il link alla playlist Spotify: Playlist Lucio Dalla
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