Qual è la canzone del nuovo spot televisivo dell’intimo Tezenis? Questa è una delle domande che ci state facendo in tanti via mail e a cui abbiamo deciso di dare risposta. Partiamo col dire che la nuova collezione Tezenis porta il nome della stessa testimonial dello spot, ovvero Rita Ora. La linjea di intimo sarà firmata Rita ora X e sarà negli store da questo novembre. Questo risponde ad un’altra domanda che ci avete fatto in tanti, ovvero chi fosse la modella che appare nella pubblicità. La scelta di Tezenis è ricaduta proprio sulla bella e sexy Rita Ora, che per chi non lo sapesse è una cantante e attrice albanese naturalizzata britannica.
Ed andiamo ora alla canzone che fa da colonna sonora allo spot. Il brano in questione è proprio della stessa Rita Ora e si chiama Poison. Di seguito trovate il video ufficiale del brano e successivamente il testo:
Rita Ora – Poison
I could have beer for breakfast
My sanity for lunch
Trying to get over how bad I want you so much
Innocence for dinner
Pour something in my cup
Anything and everything just to fill me up
But nothing ever gets me high like this
I pick my poison and it’s you
Nothing could kill me like you do
You’re going straight to my head
And I’m heading straight for the edge
I pick my poison and it’s you
I pick my poison and it’s you
I can feel you whisper
And laying on the floor
And I try to stop but I keep on coming back for more
I’m a lightweight, and I know it
‘Cause after the first time
I was falling
Falling down
But nothing ever gets me high like this
I pick my poison and it’s you
Nothing could kill me like you do
You’re going straight to my head
And I’m heading straight for the edge
I pick my poison and it’s you
I pick my poison and it’s you
Bittersweet ecstasy that you got me in
Falling deep I can’t sleep tonight
And you make me feel like I’m out of my mind
But it’s alright, it’s alright, it’s alright
Bittersweet ecstasy that you got me in
Falling deep I can’t sleep tonight
And you make me feel like I’m out of my mind
Ohh, but it’s alright, it’s alright, it’s alright
Nothing ever gets me high like this
I pick my poison and it’s you
Nothing could kill me like you do
You’re going straight to my head
And I’m heading straight for the edge (I’m heading straight for the edge)
I pick my poison and it’s you (Ohh it’s you)
I pick my poison and it’s you
And it’s you
Yeah, yeah, yeah
Le stanze del Palazzo Reale di Milano si popolano di geometrie illusorie con la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher: artista, incisore e grafico olandese (vissuto fra il 1898 e il 1972) che ha dato una nuova interpretazione artistica del mondo che ci circonda; un mondo fatto di regolari irregolarità geometriche e di paradossi illusori, che spesso portano l’osservatore in un universo magico con prospettive surreali. La mostra a Palazzo Reale si divide in diverse sezioni, ognuna con un tema che racconta le varie tecniche e le differenti fasi della vita dell’artista, per un totale di circa 200 opere.
Staccato il biglietto all’ingresso, troviamo ad accoglierci un video introduttivo che pone subito l’accento su una delle cose più importanti della vita di Escher: Maurits amava l’Italia. A 23 anni, infatti, il giovane incisore decide di partire alla scoperta dei paesaggi e delle bellezze architettoniche del Bel Paese e sarà qui che si innamorerà del sud Italia. Basta entrare nelle prime stanze della mostra per trovarsi davanti ad una serie di opere dedicate ai luoghi che Escher ha visitato: i paesi della Toscana, del Lazio, della Puglia, della Calabria e della Sicilia prendono vita nelle sue incisioni.
Ma andiamo in ordine e cerchiamo di ridisegnare il percorso della mostra. Passata la saletta audiovisiva troviamo subito un autoritratto di Escher e la stanza dedicata ai XXIV Emblemata: qui campeggiano le 24 xilografie raffiguranti le frasi ideate dall’amico A.E.Drijfhout e che l’artista ha voluto reinterpretare. Potremmo definire questa prima fase come una sorta di “camera di decompressione”, in cui abbandonare le simmetrie e le logiche che appartengono al mondo reale, per entrare a gradi nelle tinte surreali di Escher.
Opere come I due giorni della creazione, Escher e gli Hokusai e un gioco creativo basato sulla teoria della buona forma (sempre nella stessa sala) ci guidano come Virgilio fra i chiaroscuri dell’artista, illustrandoci come Escher sfrutti spesso alcuni paradossi geometrici per ingannare il nostro cervello, facendo percepire all’occhio umano le illusioni che Maurits disegna per noi.
Proseguendo entriamo in un ambiente interamente dedicato all’Italia e ai luoghi in cui Escher ha vissuto: un percorso che si apre con la riproduzione della sua casa/studio a Roma e passa poi per quelle città e paesaggi che lo hanno fatto innamorare del Bel Paese. Ne sono un esempio le opere: Tempio di Segesta, Monreale, Tropea, Scilla, Rossano, Pentedattilo, Morano e San Michele dei Frisoni (che ha nello sfondo rappresentata la cupola di San Pietro). Proprio in quest’ultima opera l’artista “racconta” il suo modo fiammingo di interpretare l’arte, essendo uno dei primi artisti che decide di raffigurare San Pietro solo come un particolare in sottofondo.
A creare un parallelismo con quanto appena detto – sempre nella stessa sala – troviamo un’altra rappresentazione di San Pietro, in cui questa volta Escher immortala gli interni della basilica dall’alto di un cornicione: una vera e propria esasperazione della prospettiva che dà quasi il senso di trovarsi realmente su quel cornicione e poter cadere giù da un momento all’altro. E’ qui che cominciamo ad assaporare la magica capacità dell’artista di ingannarci e rapirci al tempo stesso, portandoci in un mondo che sappiamo non esistere, ma che i nostri occhi percepiscono proprio davanti a noi.
La mostra prosegue con la stanza dedicata alla Legge del pieno e del vuoto, dove la domanda che primeggia è: “Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?” Qui il visitatore può cimentarsi con degli esperimenti visivi, per capire come cambia la percezione umana se si decide di guardare il “pieno” o il “vuoto” di un’opera, passando fra forme che ricordano tanto dei profili umani quanto dei vasi di terracotta: due volti di una stessa “medaglia incisoria” che fa capire come Escher giochi continuamente con le percezioni del nostro cervello per affascinarci e disorientarci.
Otto Teste, Vortici e Farfalle sono solo alcune delle opere che popolano questa sezione, opere che ci portano in un mondo fatto di pattern unici, che potrebbero ripetersi all’infinito mantenendo sempre il loro centro prospettico. Con i suoi lavori Escher ci guida fra combinazioni di rombi e spazi vuoti, in cui la percezione del bianco porta il nostro cervello a reinterpretare alcune forme, disegnandole ai nostri occhi in tre dimensioni.
Il percorso studiato per la mostra assume lentamente i caratteri di un continuo crescendo. Passate le stanze del “pieno e del vuoto” eccoci arrivare nel mondo dei paradossi geometrici, caratterizzati da alcune delle più note opere di Escher: Su e giù, Ordine e Caos, Cascata, Belvedere e Relatività. Ed è proprio in Relatività che Escher compone uno dei suoi paradossi più interessanti: inizialmente l’osservatore si trova davanti ad un groviglio di scale, in cui nulla sembra seguire una logica.
Tuttavia basta osservare bene il percorso delle figure sulle scale per capire come tutto coesista in una propria prospettiva: le diverse realtà si intrecciano per creare un insieme di proiezioni geometriche, che convivono in un unico mondo in assenza di gravità.
Nelle stanze successive la mostra si snocciola fra la Legge della continuità e lo studio dei sistemi concavi e convessi, passando per “l’effetto Droste” e la piccola saletta che riporta forse l’opera più nota di Escher: l’autoritratto nella sfera riflettente. Per i più curiosi vi diciamo che l’immagine riflette proprio lo studio romano di Escher, rappresentando l’artista nella sua intima quotidianità.
La conclusione di questo percorso ci porta fra quadri dal fascino romantico – come Buccia e Vincolo d’unione – e tra opere che ciclicamente generano e ricontengono sé stesse, nascendo come forme bidimensionali e trasformandosi poi in elementi tridimensionali. Il caso più suggestivo è probabilmente quello dell’opera dal nome Metamorphosis 2: un quadro di circa 4 metri che si sviluppa da sinistra a destra e che inizia e termina con la parola metamorphose, subendo durante la sua evoluzione una serie unica di metamorfosi bi/tridimensionali – degna conclusione di una mostra assolutamente da visitare.
La mostra dedicata ad Escher sarà a Palazzo Reale fino al 22 gennaio 2017 e gli orari di apertura sono i seguenti:
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Il prezzo dei biglietti è di 12 euro per il ticket intero e di 10 euro per ridotto e gruppi. Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale della mostra.
Chiudiamo infine con un piccolo consiglio. Prendetevi tutta la calma che merita il percorso della mostra, scegliendo di portare con voi l’audioguida. A volte l’artista appare criptico e difficile da capire, ma basta osservare bene le sue opere per scorgervi la chiave che lo stesso Escher ha nascosto al suo interno, per farci scoprire le affascinanti illusioni dei suoi mondi surreali.
Campari® reinventa il suo storico calendario e lancia Campari Red Diaries: una ri(e)voluzione in senso olistico del Calendario Campari che riflette la tendenza comunicativa del momento: ogni individuo è fatto di storie. Un concetto ben noto nel mondo dello storytelling, che impiega appunto le storie per realizzare una strategia di comunicazione persuasiva e che Campari ridisegna con i suoi Red Diaries declinandola con il claim “ogni cocktail racconta una storia”.
Un modo per celebrare da un lato i cocktail stessi come forma d’arte e dall’altro per porre l’accento sulle emozioni e le esperienze che caratterizzano la vita dei bartender quando creano un nuovo drink.
Proprio su questa scia Campari Red Diaries 2017 mette in campo un originale storytelling, realizzando per la prima volta un cortometraggio che diventa originale veicolo comunicativo: un Virgilio che guida gli appassionati di Campari in un viaggio noir di sette minuti, intitolato Killer in Red. È questo il nome del corto diretto da Paolo Sorrentino, che vede come protagonista l’attore Clive Owen.
Il continuum naturale del clip Killer in Red diventa quindi il Campari Red Diaries, che intreccia e racconta le storie di dodici cocktail con la creatività e la vita di quattordici bartender internazionali.
Per vedere l’intero cortometraggio di Killer in Red e la presentazione di Campari Red Diaries dovremo attendere il prossimo 24 gennaio 2017, quando a Roma – presso gli studios cinematografici di Cinecittà – verrà trasmessa l’anteprima del clip e mostrato il nuovo calendario.
Su questo nuovo ed originale progetto firmato Campari, Paolo Sorrentino si è espresso commentando:
“Campari, icona dell’italianità, è amato e acclamato in tutto il mondo grazie al suo stile deciso e al suo forte senso estetico. Con la campagna di quest’anno che si apre al settore cinematografico mi sono riproposto di arricchire di fascino e intensità il tema della narrazione. Lavorare con Clive è stato fantastico. Il suo entusiasmo mi ha permesso di creare un cortometraggio che spero si rivelerà originale, suggestivo e creativo”.
Anche Clive Owen ha voluto rilasciare una sua dichiarazione su questo progetto, spiegando:
“essere scelto per girare Killer in Red nell’ambito della campagna Campari Red Diaries 2017 è per me un onore, soprattutto perché quest’anno il marchio ha compiuto la prima incursione nel mondo della cinematografia. Lavorare con Paolo è stato un vero piacere”.
L’arte di Picasso rivive a Verona con una mostra che conta 90 capolavori del genio artistico spagnolo: una mostra che ripercorre gli anni dell’artista, illustrando con dipinti, sculture e grafiche praticamente i vari anni della vita di Pablo Picasso, passando per tutti gli stadi artistici che hanno caratterizzato le sue opere nel tempo – dal Cubismo al Surrealismo. La mostra è stata inaugurata lo scorso 15 ottobre e sarà visitabile, presso gli spazi dell’Amo (Arena Museo Opera) di Palazzo Forti fino al 12 marzo 2017.
La mostra si compone di 90 opere concesse in prestito per l’occasione dal Musée National Picasso di Parigi e sono state suddivise in sei sezioni a tema. Fra le opere esposte potremo ammirare: Il Bacio, il Portrait de Marie-Thérèse, La Femme qui pleure e Nudo seduto.
La retrospettiva, dal nome “Picasso. Figure (1906-1971)”, è stata organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Musée national Picasso di Parigi e curata dalla stessa conservatrice del museo parigino Emilie Bouvard.
Uno dei più grandi emblemi del rock ha compiuto 90 anni: stiamo parlando della leggenda Chuck Berry, che per festeggiare le sue 90 primavere – lo scorso 18 ottobre – ha deciso di tirare fuori dal suo cilindro rock l’annuncio di un nuovo disco di inediti. Sappiamo che non conoscere Chuck Berry è quasi impossibile, ma se per qualche motivo non riusciste a ricollocare nella mente il suo nome con un brano, vi diciamo che si tratta di quel chitarrista nativo di St. Louis (Missouri) autore di canzoni come: Rock and Roll Music, Back in the U.S.A. e Johnny B. Goode! Ora avete capito bene di chi stiamo parlando vero?
Chuck Berry non è solo un talento della musica rock riconosciuto a livello mondiale, ma è stato anche una fonte di ispirazione musicale per molti altri artisti venuti dopo di lui, come Rolling Stones, The Beach Boys, Beatles e altri ancora. Berry è stato anche uno fra i primi musicisti di colore a vincere i pregiudizi razziali con la sua musica ed è stato fra i primi a conquistare il prestigioso riconoscimento di essere inserito nella storica Rock & Roll Hall of Fame.
Ma torniamo al suo nuovo lavoro discografico. L’album si chiamerà “Chuck” e vedrà l’uscita nel 2017. Non sappiamo ancora la data precisa né la tracklist, ma sappiamo che il disco è dedicato alla moglie Themetta.
In un comunicato Berry ha spiegato: “Questo disco è dedicato alla mia amata Toddy. Mia cara, sto invecchiando! Ho lavorato a questo disco per tanto tempo. Ora posso appendere le scarpe al chiodo!”
L’album Chuck arriverà a ben 35 anni di distanza dal suo ultimo lavoro in studio, Chuck Berry, del 1982.
Assassin’s Creed è un nome che fa subito pensare al mondo dei videogame. Eppure qualcosa sta per cambiare. La fortunata serie di videogiochi marchiata Ubisoft sta per diventare un film. E si, cari amici appassionati di azione e gaming, avete capito bene. La pellicola dovrebbe arrivare sul grande schermo il prossimo 5 gennaio 2017 e sarà diretta da Justin Kurzel. Interpreti principali del film saranno Michael Fassbender e Marion Cotillard, mentre nel cast di Assassin’s Creed ci saranno anche Michael Kenneth Williams, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson e Ariane Labed.
Il film narra la storia di Callum Lynch (Michael Fassbender) che a un certo punto della sua vita scopre di discendere da un’antica società segreta… una società segreta di assassini. La scoperta di Callum si altalena fra crisi interiori e memorie genetiche che – una volta sbloccate – gli consentiranno di rivivere le avventure di un suo antenato spagnolo, Aguilar, vissuto nel 15esimo secolo in Spagna. Questo viaggio fra spazio e tempo porterà il protagonista ad acquisire incredibili abilità e sorprendenti capacità tecniche, che lo trasformeranno in quello che i suoi antenati sono stati prima di lui: un’imbattibile assassino. Da qui cominceranno le sue avventure, avventure che lo porteranno a scontrarsi contro i nuovi Cavalieri Templari.
Per i più curiosi vi diciamo che le riprese si sono già concluse da qualche mese e per le scene i produttori hanno deciso di spostarsi fra Malta, Londra e la Spagna. Se è vero che in Italia la pellicola uscirà nei cinema solo il 5 gennaio 2017, negli USA il film anticiperà di due settimane l’uscita, approdando nelle sale nel periodo pre-natalizio (21 dicembre 2016).
Robbie Williams sta lavorando al suo nuovo album di inediti, che vedrà l’uscita ufficiale nel prossimo mese di novembre. E come spesso fanno molti artisti, il buon Robbie ha deciso di condividere con i suoi fans alcune news riguardo ai brani contenuti nel disco. In particolare ha condiviso una preview della sua nuova canzone Mixed Signals: un brano dalle sonorità rock scritto per lui dalla band dei The Killers. A dirla tutta, però, la canzone i The Killers l’avevano scritto per sé.
Sembra che sia stato solo in un secondo momento, quando Robbie Williams ha sentito la canzone a casa del suo produttore, che il cantautore britannico ha deciso di inserirla come brano nel suo nuovo lavoro discografico.
“The Killers’ sound is unique and I think Brandon Flowers is one of the best songwriters on the planet – ha spiegato Robbie Williams – “I was at Stuart Price’s house and he’d just been working with Brandon and played me this song. He said, ‘Have a listen to this.’ And all the way through it I was thinking, ‘I want this song.’ And unbelievably they let me have it and didn’t have it for themselves.”
Un grande attestato di stima quello di Robbie Williams nei confronti della band di Los Angeles e che conferma come Robbie si sia innamorato della canzone non appena l’ha sentita. Non ci resta che attendere l’uscita dell’intero brano per sentire come suonerà questo pezzo marchiato The Killers.
Per vedere l’anteprima vi basta un clic qui: anteprima Mixed Signals.
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